INTERNI DI STILE SUL LAGO DI COMO

Photo by Brando Cimarosti / Project by Paola Favretto

Varcai il cancello di Villa Leonora per la prima volta in una splendida giornata di sole di quattro anni fa assieme ai mei clienti, una coppia residente a Londra. Ero stata coinvolta sin dall’inizio nella valutazione delle diverse proposte immobiliari che avevano selezionato, tutte dimore affacciate sula sponda occidentale del lago di Como.

Villa Leonora aveva incuriosito tutti noi per la sua collocazione e lo sviluppo del parco su due diversi livelli, ognuno caratterizzato da diversi punti di osservazione dello splendido panorama. Adagiata su una terrazza verdeggiante che domina il paese di Argegno ed il suo piccolo porticciolo, praticamente ai piedi della splendida Val d’Intelvi che porta al confine con la Svizzera.

Quel giorno però la qualità della luce che inondava gli ambienti affacciati al lago era speciale: la grande vetrata del living incorniciava un panorama davvero straordinario: come un immenso nastro d’acqua da nord a sud il lago si srotolava ai suoi piedi e vederlo fu per tutti un’emozione speciale.

La facciata esterna della villa, l’articolazione dei volumi e degli spazi abitativi interni come noi allora li visitammo, era stata definita circa venti anni prima, con una significativa opera di ricucitura del preesistente da parte della precedente proprietà.

Erano stati ricavati circa 400 mq su 4 livelli per 4 camere da letto e 5 bagni oltre alla cucina ed al living ma era rimasto allo stato originario uno spazio molto ampio all’ultimo piano, sotto la copertura del tetto a quattro falde.

L’ampio spazio tra i due fabbricati e l’antico campo da bocce era stato lasciato a prato e si presentava ai nostri occhi come la cornice ideale in cui si sarebbe inserita a buon diritto una piscina.

Accanto all’ingresso carrabile della villa una dependance di dimensioni confortevoli, due camere da letto, un soggiorno in vista lago ed un garage al piano seminterrato, un volume più anonimo e piuttosto datato e scoordinato rispetto al corpo principale della villa.

Il mio intervento ha ricevuto da subito delle direttive chiare: il recupero del sottotetto per ricavarvi una cinema Room ed una camera padronale con bagno, la creazione di una area fitness e di una sauna nella dependance, la riutilizzazione degli interni e la ristrutturazione dei bagni en suite, che progressivamente si è estesa ai bagni di tutto il piano notte che è stato riservato agli ospiti.

Gli interni della villa erano rimasti alla ristrutturazione di vent’anni prima; alcune scelte (come i serramenti  esterni e le alte porte interne laccate bianche) connotavano in maniera coerente e decisa gli ambienti, fornendomi un primo spunto di lavoro: abbiamo dunque deciso di cominciare dal restauro del parquet in Doussié per mitigare il suo tono acceso e potervi  abbinare una palette di colori desaturata : è stato scelto un grigio polvere alle pareti a contrappuntare il bianco dei soffitti che potesse  fare da sfondo ad un arredo contemporaneo dalle linee pulite.

La cucina è stata riprogettata con un’isola centrale ed un’altra parte operativa che affaccia sull’area esterna, sui tavoli del giardino, sotto il grande faggio. La sua finitura metallica è stata scelta per accompagnarsi al pavimento di ardesia che abbia voluto mantenere, il suo colore è cangiante e muta con il diverso orientamento della luce durante il giorno.

Nel living abbiamo voluto creare un focus sullo sfondo panoramico: la grande bow window affacciata al lago, orientata verso l’isola Comacina, regala in inverno un panorama affascinante, con le sue cime innevate. Il grande divano è orientato verso l’esterno, la TV è presente solo marginalmente, non determina l’orientamento delle sedute, in quanto all’ultimo piano è stata ricavata una ampia cinema room.

Nella zona giorno abbiamo scelto arredi dalle linee pulite in finitura laccata in diverse texture, lucide o più materiche che si abbinano al marmo Calacatta del grande tavolo ovale, una zona pranzo che è raddoppiata dall’effetto specchio che consente ai commensali che voltano le spalle alla vetrata di godere allo stesso modo dell’incredibile sfondo panoramico.

Abbiamo scelto di mixare ovunque pelli e tessuti di diversa pesantezza, una base di colori chiari e verdi che riprendono il piano del tavolo accentati da colori più decisi che rincorrono le grandi tele contemporanee (arrivate da Londra) che decorano le pareti della villa.

Nella suite sono stati mantenuti i due bagni separati. Sono stati progettati e realizzati su misura con rivestimenti uguali ma declinati in due nuances diverse che colloquiano con il blu profondo degli arredi della camera e della zona guardaroba adiacente che è stata realizzata su progetto.

Il grande letto a baldacchino ha linee pulite, con la testiera e la panca ai piedi in tessuto coordinato, ma è illuminato da dettagli più caldi e dalle finiture metalliche degli accessori. Un linguaggio che è stato mantenuto (rivisto negli abbinamenti di colori) anche per le camere che sono destinate agli ospiti. Un tocco di giallo zafferano illumina il corridoio che, come gli altri spazi del piano, sono stati volutamente resi più leggeri, restando più fluidi e in colloquio costante con la grande terrazza esterna.

Salendo l’ultima rampa di scale ancora ricordo il vecchio solaio, il tetto sostenuto da sezioni di muri di sostegno che di fatto impedivano lo sfruttamento ottimale dello spazio.

Ora vi ha trovato collocazione la cinema room, una stanza ampissima illuminata ora da  tre lucernari generosi che  portano diretta la luce del tramonto alle spalle della montagna e una prospettiva inedita sulla chiesetta di San Sisinio, alle spalle della proprietà; vederla apparire  durante i lavori perfettamente allineata al foro che avevamo realizzato è stata quasi un  regalo inaspettato che ha ripagato tutti del grande sforzo costruttivo per sostenere la copertura con una imponente struttura che si sostituisse alle murature che la dividevano e la puntellavano in origine.

Alle spalle della cinema room ora c’è la quarta camera matrimoniale con il letto immancabilmente rivolto al lago ed il suo bagno en suite. Uno spazio che tutta la famiglia  ama molto.

Dopo gli interventi puntali di restauro dei parapetti a colonne delle terrazze della villa degli elementi originali del secolo scorso che sono stati ricostruiti dai cementisti, ci siamo dedicati alla ristrutturazione della dependance, la cui facciata è stata completamente risanata e ristilizzata per coordinarsi al corpo principale della villa: al pianterreno abbiamo realizzato una sala fitness con la sua vetrata continua affacciata sul lago, un bagno e la sauna.

I lavori si sono susseguiti per diverse stagioni, abbiamo fatto in modo di consentire ai proprietari di utilizzare la villa nelle vacanze estive ed invernali.  L’ultima arrivata in ordine di tempo è stata dunque la piscina. Un progetto che ha richiesto molta attenzione per la natura del terreno in cui si andava a realizzare lo scavo e per il progetto in sé che avevamo concepito: un elemento sinuoso con grandi panche per poter ammirare la vista del lago ed un bordo a sfioro con cascata d’acqua. Internamente la sua realizzazione è stata altrettanto impegnativa, il rivestimento è stato realizzato su disegno impiegando lastre di grandi formati sagomate a laser e formati allungati e numerati che sono serviti al rivestimento delle parti curve. Il suo colore cangiante ai raggi del sole fa assumere all’acqua un riflesso scuro e discreto in sintonia con i colori del lago e della vegetazione del parco che la circonda.

La natura contemplativa di questa splendida villa affacciata sul lago di Como, la unicità dei uoi interni e la disponibilità della committenza nel supportare le nostre scelte ci hanno fatto innamorare di questo luogo. Un progetto che ha richiesto al nostro team molto impegno e passione. Passione che le immagini di questo blog realizzate dal fotografo Brando Cimarosti raccontano appieno.

Anima Eclettica

Su DENTROCASA di Marzo, un nuovo editoriale di interni. Un loft a San Paolo (Brasile), progettato dal duo di architetti Andrade&Morettin, apre le porte all’arte e diventa spazio espositivo per opere itineranti che dialogano con l’arredo, minimalista e discreto, sempre pronto ad accogliere nuove espressioni, forme e colori.

Loft a San Paolo

La casa, lo spazio intimo per eccellenza. Il punto di riferimento ad ogni ritorno. Ecco che diventa un luogo più ampio, più condivisibile e aperto agli sguardi, una sorta di galleria d’arte che convive serenamente con il mood di base potenziandone l’effetto e la piacevolezza. È ciò che accade in questo appartamento su due livelli, di proprietà di un giovane collezionista d’arte tedesco, situato nella Vila Madalena, uno dei quartieri più cool di San Paolo. L’edificio è stato progettato dalla coppia di architetti Andrade&Morettin che affermano: “Volevamo creare un edificio che si inserisse in modo delicato nel contesto urbano del quartiere e allo stesso tempo che traesse il massimo vantaggio dalla vista privilegiata che la sua posizione offre”. Questo grazie all’ampio uso di pannelli di vetro che collegano il living alla terrazza dell’appartamento che offre una vista sulla città assolutamente straordinaria.

Il doppio volume è caratterizzato da vetrate che inondano di luce gli interni rendendo tutto più plastico e leggero. Nella terrazza due “BKF Butterfly Chair” create nel 1938 dal trio di designers ispano-argentini Bonet, Kurchan e Ferrari Hardoy.

Per la scelta degli arredi, è stata adottata una filosofia minimale. Tecno-cemento “queimado” per i pavimenti, grandi pareti bianche e arredi essenziali. Il tutto per valorizzare al massimo le opere d’arte presenti, poiché l’appartamento viene spesso usato dal proprietario come vero e proprio spazio espositivo. Quando è stato realizzato questo servizio fotografico, ad esempio, erano esposte alcune opere dell’artista brasiliano Tullio Tavares.

Alla zona notte si arriva tramite una scala in ferro e legno, anch’essa essenziale e leggera che bene si abbina allo stile di questa casa dall’anima eclettica.

Di Joseph Beuys , il noto artista tedesco, il proprietario possiede alcuni pezzi originali come la “Capri Batterie”, progettata da Beuys durante il suo soggiorno nell’omonima isola. La cucina, moderna e tecnologica, risulta essere l’ambiente più caldo e avvolgente, realizzata da un falegname su disegno del proprietario e completata con il tavolo in legno riciclato.

Nel bagno padronale spicca la vasca ovale che diventa elemento coreografico oltre che funzionale. Nel mezzanino la scelta per i pavimenti è caduta su di un parquet in legno “Cumaru” molto resistente e utilizzato spesso in esterni per pontili di barche e piattaforme marine.
In questa foto la cover della rivista DENTROCASA, numero 268 Marzo 2022.

Family Tradition

Su Tuscan Home & Living la dimora di famiglia dell’imprenditrice veneta Elisa Gera.

Nell’apertura del servizio l’antica facciata della casa

Tra ulivi e lavande, in mezzo ai vigneti che danno il prosecco, cedri e tantissime varietà di rose. Elisa Gera, una risata da bambina e l’ aspetto da adolescente, tutto il tempo libero che ha lo passa così, a seguire i suoi campi e il giardino della sua villa veneta nascosta sui colli sopra Conegliano. E la signora Acca Kappa, quella delle spazzole, spazzolini, saponi e prodotti da toilette. L’amministratore delegato è il presidente dell’ azienda, ma soprattutto la sua salvatrice: «È la mia passione, la mia vita, la mia storia. Non è il guadagno, non sono gli affari a tenermi incollata qui: è la soddisfazione che provo ogni giorno a vedere che sono riuscita a continuare quello che hanno cominciato i miei avi, constatare che andiamo avanti un po’ ogni giorno».

Acca Kappa è nata 152 anni fa. Nel 1869 un mercante veneziano di origini prussiane, Hans Krull, nonno della mamma di Elisa, fondò a Treviso la premiata ditta Acca Kappa. Produceva spazzole per capelli in legno di faggio e altre più preziose in ebano Makassar, o in legno di Kotibé, tutte rifinite a mano. Negli anni ’90 l’ azienda ha rischiato di veder finire la propria storia. Ed è allora che Elisa è diventata imprenditrice.

Il living con caratterizzato da travi a vista è l’ambiente preferito dalla padrona di casa

Nata a Venezia, cresciuta a Conegliano, un fratello più vecchio, Elisa è rimasta orfana a 10 anni. Anche il padre era un imprenditore, ma nel settore tessile; la mamma, invece, era una degli eredi della Krull, ma la sua era una generazione in cui le donne stavano a casa. Elisa, fin da bambina, sognava invece di fare un lavoro avventuroso. «Ho scelto il liceo linguistico, mi sembrava il modo migliore per prepararmi al mio futuro da giramondo». Voleva fare la giornalista, e dopo il diploma, ragazza bene di buona famiglia, è andata a studiare negli Usa, a alla Boston University School of Communication. Quattro anni importanti, poi un’ esperienza di lavoro a Parigi, all’ agenzia di pubblicità Thompson.

Ma a 23 anni matura la svolta: «Dell’ azienda di spazzole, nella mia famiglia, non si occupava più nessuno. Era mancato il nonno, avremmo dovuto venderla ma io ero troppo legata alla nostra storia per lasciar perdere. Avevamo e abbiamo dei dipendenti meravigliosi. Piero Guadagnin è stato il nostro direttore per più di 40 anni, era una sorta di patriarca. Sono tornata a casa e sono entrata in fabbrica». Anni mica facili: quell’ aria da eterna bambina non aiutava, c’ era per cominciare da fare una battaglia con gli altri eredi e poi c’ era tutto da imparare. Nel ‘ 96 Elisa riesce a comprare l’azienda e a diventare la numero uno. «Per fortuna ero molto giovane e molto umile. Per questo, forse, tutti mi hanno aiutato e ancora oggi io non mi sento la padrona, ma una che lavora insieme a un gruppo magnifico». Pian piano, ha dato all’ Acca Kappa la sua impronta: «Abbiamo diversificato il mercato della spazzola, che già allora era molto concorrenziale. Noi siamo molto orgogliosi di conservare tutta la nostra produzione in Italia».

In questa doppia pagina, a sinistra la cucina con il grande tavolo proveniente dall’azienda di famiglia e le sedie di artigianato veneziano; a destra la camera degli ospiti.

Con la sua filosofia ancorata al lusso di nicchia e alla rarità dei suoi prodotti di bellezza è arrivata in Giappone che è meticolosamente attento alla qualità e nel Sud Est Asiatico, fino a realizzare oggi oltre i confini nazionali il 50% del suo fatturato. Dal suo ingresso nell’impresa di famiglia è stata proprio Elisa a promuovere l’internazionalizzazione dell’azienda oggi presente in 60 paesi del mondo. In linea con questa politica glocal i progetti di sviluppo retail di Acca Kappa proseguono in Cina, India e Thailandia, oltre alla Corea dove la società aprirà una boutique nell’aeroporto di Seoul. «Dopo i consensi della nostra clientela di Singapore, delle Filippine, e soprattutto di Hong Kong, una delle nostre piazze principali, abbiamo deciso di crescere in Cina e di espanderci in India, un paese che nel beauty non è ancora così evoluto».

La rete distributiva dell’azienda attualmente conta più di 25 negozi monomarca quasi tutti localizzati in Asia: di questi la metà sono corner in department store e non mancano le boutique negli aeroporti, perché oggi per la società il business del benessere ha messo le ali viaggiando in prima classe. Oggi la strategia dell’azienda prevede una crescita ponderata, mirante a salvaguardare il posizionamento elevato del prodotto che spazia dalle spazzole alle fragranze estratte da fiori e piante squisitamente italiane, il tutto rigorosamente “made in Treviso” (la fabbrica è ancora nel centro di Treviso).

Nella doppia di chiusura del servizio a sinistra Elisa apparecchia la tavola nel vecchio patio sul retro della casa; a destra l’ingresso della casa con le ortensie in fiore..

La giornata comincia con la lettura della posta, poi ci sono le riunioni con i collaboratori, un panino a mezzogiorno, di nuovo contatti e strategie, un controllo in fabbrica, e il ritorno a casa, su per i colli di Collalbrigo. «Fino a prima di avere mia figlia viaggiavo moltissimo e restavo in azienda fino a tardi. L’arrivo di Virginia ha cambiato radicalmente la mia vita: per me è talmente è importante che fatico a dedicarmi all’altro mio grande amore, la fabbrica. Soprattutto quand’era molto piccola non è stato facile conciliare il lavoro con questo sentimento. Ho tenuto duro, ma ogni mattina lasciare la mia bambina era davvero una sofferenza. Adesso va un po’ meglio, ma solo un poco, però». «Essere una donna, non mi ha mai spaventato: credo che alla fine conti quello che uno fa. L’ unica cosa di cui ho paura è quella di non essere all’ altezza. Ma ci provo. Sempre con umiltà».

Interni d’artista

Su Cosmopolitan Decò di Agosto l’abitazione estiva di Renate Schrems, designer e direttrice artistica del marchio Sévigné.

La natura come rifugio, la natura come ispirazione. Uno splendido casolare nei pressi di Pietrasanta, in Toscana, è il buen retiro di Renate Schrems, designer di gioielli di origine tedesca, art director e manager del marchio Sévigné. L’atmosfera bohémien ed estremamente creativa di questa località in provincia di Lucca, ormai nota in tutto il mondo, scelta come residenza da numerosi artisti che lì si sono trasferiti a partire dagli anni Settanta, si respira nell’aria, insieme al profumo di fiori e a quello della menta. L’abitazione scelta da Renate, un tempo conosciuta col nome Le tre sorelle, è circondata da un giardino paradisiaco di oltre 25 mila mq. In lontananza, oltre il bosco, si scorge il mar Tirreno.

Il luogo è sufficientemente isolato da rappresentare un asilo, un luogo ben protetto dove rifugiarsi: si può raggiungere soltanto a piedi, cosa che garantisce quella pace e quella tranquillità che, quando si crea, è desiderabile e necessaria. Dopo aver lasciato la macchina in una piccola radura in mezzo agli alberi, ci s deve inerpicare per un sentiero lungo circa duecento metri e poi, quasi per incanto, ci si trova di fronte alla casa, che dà il benvenuto all’ospite con l’allegria dei suoi colori accesi. In quest’angolo nascosto e selvaggio Renate ha scelto di vivere buona parte della’anno con i suoi due cani, Alma e Paola, per trarre ispirazione e concentrarsi sulle sue creazioni.

Si tratta certo di un posto isolato, ma attenzione a non confondere l’aggettivo con solitario: i due termini, quando si parla del casolare delle Tre sorelle, non sono per nulla sinonimo. Infatti, Renate raramente è sola. Molto spesso la vengono a trovare amici e collaboratori, anche loro incantati dalla natura che caratterizza questa meravigliosa zona d’Italia, con i suoi tipici terrazzamenti coltivati, alberi di acacia, castagni e ulivi secolari. Ad ogni angolo si coglie l’energia della padrona di casa, la sua determinazione e la sua originalità. In ogni dettaglio si vede riflesso tutto il suo mondo, che mescola amore per il lavoro con le mani (artigianato è il termine che preferisce di gran lunga ad arte), gioia di vivere, suggestioni naturali e cultura.

Quando non siede alla scrivania del suo studio, Renate si occupa personalmente del giardino e della vigna dove produce sia vino sia olio. L’abitazione principale è di un sorprendente rosa, che contrasta e fa risaltare le tinte più scure del bosco e il verde acceso del giardino, tinte che si ritrovano però all’interno della casa, una volta varcata la soglia, in una sorta di legame tra il dentro e il fuori che vuole segnare lo stretto collegamento fra la dimora e la terra che la ospita. Dentro casa torna quindi il legno, ma anche il verde, in una sfumatura turchese e delicata che riveste il frigorifero e che rimanda poi alle piastrelle, fatte a mano, del bagno (che prima della ristrutturazione era invece una cucina).

Il richiamo all’arte e all’elemento umano è dato dalle mattonelle bianche e nere dei pavimenti dal disegno grafico vagamente escheriano, che Renate ha recuperato da un antiquario della zona. Ma a creare l’originalità e l’eccezionalità di questa abitazione sono gli oggetti che la designer tedesca ha scoperto e reinterpretato, mescolandoli tra loro senza preoccuparsi della loro origine, ma solo dello straordinario effetto derivante dal loro accostamento. Suggestioni spagnole, messicane, provenzali pervadono la casa. Alcuni acquisti fatti girovagando per il mondo hanno perso completamente il ruolo di souvenir di viaggio per diventare a tutti gli effetti pezzi d’arredo. Le colonne che dividono il soggiorno dalla sala da pranzo provengono da un antiquario di Monaco di Baviera; il portavivande di un aeroplano è stato riadattato a credenza; un mobiletto per il pronto soccorso ha ricevuto il più nobile ruolo di pensile da parete. Pezzi di modernariato si affiancano a mobili dal gusto più classico e tradizionale.

La sala da pranzo è dominata dal grande tavolo in legno e dalle sedie che la proprietaria ha fatto rifoderare e poi da una grande foto in bianco e nero dell’amato jack russel terrier, dono di un amico artista. Le opere d’arte e i ricordi personali, le foto di famiglia e i simboli profani e religiosi (croci, cuori, madonne e teschi, ritornano spesso come soprammobili e sono componenti importanti anche delle sue collezioni di gioielli) stanno gli uni vicino agli altri per dar vita ad un mix sapiente e bizzarro. Poco distante dall’abitazione principale, dietro al pergolato ricoperto da un magnifico glicine, che nelle calde estati toscane garantisce la necessaria frescura agli ospiti, si trova l’ex stalla, trasformata in guest house. Nella camera degli ospiti un originale baldacchino realizzato dalla stessa Renate, vede l’utilizzo di due spade giapponesi. Mentre il bagno sembra essere scavato nella pietra.

In mezzo al bosco, affiancata da due lussureggianti piante di banano, si scopre un piccola ‘piscina’ di forma allungata e color magenta chiaro, omaggio all’architetto messicano Luis Barragan. Il gusto eclettico e l’ironia che pervadono questa dimora di campagna si ritrovano anche nei gioielli ideati da Renate, creazioni per Sévigné, marchio nato a Monaco di Baviera nel 1979. Chi la conosce sa che la sua estetica è fortemente poliedrica ma anche dotata di radici profonde. Ogni pezzo della collezione si ispira all’arte contemporanea, ma soprattutto alla natura, che Renate può ammirare intorno al suo casolare. Quando parla del motivo che l’ha portata a trasferirsi qui la padrona di casa afferma che gli “alberi sono stati la mia terapia!”. Tra le viti che circondano il casolare crescono piante di fichi e prugne, arbusti di lavanda, rose, splendidi oleandri e ortensie bianche e blufagioli, ma anche pomodori cuore di bue e lattuga. E così nella variegata collezione di gioielli creata da Renate si possono trovare foglie di vite di opale rosa, quarzo fumé e pietre di luna finemente cesellate, insieme a tormaline e diamanti a forma di serpente, gatti e jack russel terrier, compagni preferite di Renate.

Nella linea Croco ci sono anche le lucertole, che normalmente si riscaldano sulle pareti e sulle pietre intorno alla casa sotto il sole. E sopra tutto questo, sopra alla casa e ai suoi ospiti, si allarga allo sguardo di quello che è diventato il simbolo del luogo: l’angelo in bronzo che accoglie i visitatori lungo il sentiero. Una sorta di santo patrono che vegli sull’unicità di questo universo in miniatura, che ha già dimostrato di amare e proteggere, salvandolo da un incendio che, qualche anno fa, ha devastato l’area circostante.

“Verde naturale” servizio fotografico di interni

A Lugo di Romagna, un piccolo appartamento cambia faccia grazie all’intervento dell’architetto Alberta Pezzele.

Pubblicato su Cose di Casa di Giugno

Nella foto di apertura il living sui toni del verde

I proprietari di questo piccolo appartamento cercavano idee per un rinnovo degli spazi e dello stile e si sono rivolti all’architetto Alberta Pezzele per una consulenza. Di nuova costruzione, l’appartamento aveva un’aria anonima con un lungo e stretto corridoio d’ingresso che portava direttamente all’angolo cottura. Era chiaro che necessitava di un “vestito su misura” che permettesse di risolvere il problema. L’idea è stata quella di realizzare una parete in legno che isolasse la cucina come una sorta di box comunicante con il soggiorno durante il pranzo e la cena ma isolabile durante il resto della giornata grazie ad un gioco di doghe scorrevoli.

Nella vista da dietro il tavolo, la cucina isolata dal living grazie alla parete in legno scorrevole

L’effetto è stato quello di uno spazio vagamente orientale, sullo stile degli interni giapponesi. I mobili sono stati disegnati dall’architetto Pezzele su misura cercando di mantenere uno stile che si accordasse con la soluzione scelta per la cucina. Un grande armadio in rovere nella camera da letto riprende il tema delle doghe; ai lati dell’armadio sono state ricavate delle mensole circolari una delle quali si allunga sopra il letto creando un appoggio per gli oggetti.

Nei due scatti, dietro al letto, il mobile disegnato su misura dall’architetto Pezzele

Per il bagno si è scelto un rivestimento in resina di Kerakoll e per la doccia una carta da parati floreale Wet System di Wall&Deco.

A sinistra il bagno con il vano doccia ricoperto da una carta da parati floreale; a sinistra il terrazzo allestito come un salotto verandato

Per quanto riguarda le foto degli interni, l’architetto Pezzele mi aveva contattato grazie ad un’amica comune. Data la distanza da Milano non è stato possibile effettuare un sopralluogo prima degli scatti e mi sono quindi preparato, come faccio di solito, per ogni evenienza di luce. L’appartamento era stato preparato appositamente per gli scatti fotografici grazie ad un sapiente lavoro di styling fatto dall’architetto stesso che ha curato personalmente ogni dettaglio.

Il servizio fotografico è durato una giornata intera, fino all’imbrunire, in modo da poter cogliere i vari ambienti nei migliori momenti della giornata. Nel pomeriggio, ad esempio la luce nella sala era completamente diversa e non avrei avuto quell’effetto di morbidezza che volevo ottenere negli scatti.

Lavorare con l’architetto Pezzele è stato molto gratificante e la pubblicazione sulla rivista Cose di Casa è stata la ciliegina sulla torta di una collaborazione che sicuramente avrà un seguito.

Nello scatto originale, la veduta del living dalla cucina
Nel dettaglio la tavola realizzata su disegno dalla falegnameria Baroni come le altre oper in legno della casa
In questo scatto un dettaglio dell’ingresso con le doghe in legno che riprendono la struttura che rivesta la cucina

Design sostenibile: Goga Ashkenazi & Robbie Antonio


Situata in un palazzo milanese del XVII secolo in Via Bigli, la casa dell’imprenditrice kazaka e proprietaria del marchio di moda Vionnet, Goga Ashkenazi è un vero tesoro nascosto. Dopo aver attraversato una serie di piccoli corridoi, cortili e passaggi pittoreschi, incontro Goga nel suo immenso giardino di 1.000 metri quadrati. Nel giardino una piscina, diversi lettini eleganti, un tavolo esterno dove poter ospitare gli ospiti a pranzo o cena e una grande scultura di una lumaca rossa che punteggia l’elegante scena con eccentricità, suggerendo ciò che si troverà all’interno.

È stato proprio l’ampio giardino luminoso e arioso che ha istintivamente convinto Goga ad acquistare la proprietà, lo stesso istinto che nel 2012 l’ha portata ad acquisire la casa di moda francese Vionnet. Appassionata collezionista d’arte, imprenditrice e personalità mondana, Goga ha recentemente rivolto la sua attenzione all’ambiente, trasformando Vionnet in un marchio completamente sostenibile e costruendo la sua prima casa prefabbricata con Robbie Antonio, agente immobiliare filippino fondatore e CEO di Revolution Precrafted.

Il fronte della casa con la piscina in primo piano
(Photo © Brando Cimarosti)

“C’è un’energia molto speciale in questo posto”, dice Goga della sua casa. “Spero che questo si percepisca.” Ed effettivamente questa energia è presente in maniera marcata. La casa è come un gigantesco parco giochi, un luogo in cui rimanere sempre bambino e dedicarsi alla creatività.

Goga stava cercando casa a Milano da qualche tempo quando si è imbattuta in questo Palazzo. “Doveva essere perfetto – un posto dove poter trascorrere del tempo e che avesse un ambiente molto particolare”, dice. “L’estetica di un luogo influenza ciò su cui sto lavorando. Volevo creare una casa in cui ogni pezzo avrebbe significato qualcosa “.

Inizialmente, Goga ha contattato un designer di interni per aiutarla con la decorazione. Dopo aver collezionato numerosi pezzi d’arte e di design e aver maturato un’idea complessiva dello spazio ha poi deciso di procedere da sola. Amava l’equilibrio che l’edificio offriva tra la natura e la città. “Questa proprietà è l’unica con piscina e giardino nel centro di Milano”, dice raggiante. “Dai un’occhiata a Google Maps e lo vedrai! L’acqua è fondamentale per me. Appena ho visto la piscina e il giardino me ne sono innamorata e ho deciso che questa era la casa giusta per me”. Ha appena piovuto, ma l’acqua azzurra e brillante della piscina circondata da una vegetazione lussureggiante è molto invitante. È difficile credere che siamo nel bel mezzo di una vivace metropoli.

Uno scorcio del living con l’ampia finestra che comunica con il giardino (Photo © Brando Cimarosti)

Gli interni della casa sono altrettanto stravaganti ed esuberanti e riflettono il carattere di Goga. Il design è allo stesso tempo sofisticato e giocoso e immediatamente mi sento come se fossi entrata nella versione per adulti di una lussuosa sala giochi per bambini. “Ogni oggetto in questa casa ha un legame emotivo e personale con me”, afferma Goga. “Alcuni oggetti provengono da gallerie d’arte e di design e altri dai miei viaggi. Riflettono il mio gusto personale e anche il mio carattere. “

Alcuni pezzi di design provengono dai mercatini delle pulci mentre gran parte delle opere d’arte Goga le ha acquistate in fiere come Art Basel e Frieze. “Ogni singolo oggetto ha una sua valenza estetica”, afferma. “Certo, mi piace che gli oggetti nella mia casa abbiano un significato, ma devono anche essere visivamente stimolanti.” C’è la grande scultura con la testa di ippopotamo che sporge dal muro del soggiorno mentre davanti a me, nella sala, c’è un gigantesco divano Edra turchese di Francesco Binfaré che richiama il verde esterno. Un tappeto tessuto a mano in edizione limitata di Verner Panton e un tavolino in vetro commissionato da artigiani locali accentuano la scena così come i numerosi libri d’arte, design, architettura e sulla sostenibilità ambientale. Ci sono anche opere di Lucio Fontana ed Enrico Castellani per dare un contesto visivo e una prospettiva all’arte del XX secolo.

L’ingresso del living con la testa di ippopotamo e altri pezzi iconici della collezione di Goga
(Photo © Brando Cimarosti)

“Ho più di 700 opere d’arte e molte sono in magazzino”, dice Goga sorridendo. “L’ultimo pezzo che ho acquistato è generalmente quello a cui sono più legata.” Lei crede che sia la sinergia delle sue varie opere d’arte e mobili a creare un’energia speciale. “Sembrano tutti combaciare in modo fortuito”, dice. “Ogni pezzo è stato acquistato in un momento diverso della mia vita. Li ho posizionati dove pensavo avrebbero funzionato meglio. Non ho mai pensato prima a dove li avrei posizionati . ” Oltre alle opere di Fontana e Castellani, ci sono grandi dipinti espressionisti astratti e intriganti opere scultoree, tutte collocate con apparente nonchalance,
come fiori in un giardino, nel suo elegante palazzo milanese.

Come l’arredamento della sua casa, Goga è l’incarnazione del ‘non convenzionale’. Nel design della sua casa riecheggia il suo carattere esuberante, in cui è racchiusa la splendida sintesi che ha creato attraverso l’arte, il design, gli affari, la moda e ora l’ambiente. “La mia vita è molto intrecciata con l’arte, la moda e tutto ciò che è creativo”, sorride. Anche il suo background è eclettico. L’imprenditrice kazaka è anche la fondatrice e CEO di MunaiGaz Engineering Group, un gruppo kazako che offre servizi di ingegneria per le aziende dei settori oil & gas, petrolchimico, energetico e metallurgico. Vionnet, il suo marchio di moda, ha sede a Milano e Goga ha studiato al Somerville College di Oxford, dove si è laureata nel 2001 in storia moderna ed economia. Ancora studentessa, dopo aver acquisito Vionnet, ha trascorso un anno in Italia studiando moda, arte, design e lingua italiana.

Goga Ashnenazy ritratta davanti alla grande scala che porta al piano superiore indossa un abito della collezione Vionnet (Photo © Brando Cimarosti)

Come la sua casa, Goga unisce tutte le sue passioni in una. Non c’è molta distinzione – qualcosa che si percepisce immediatamente quando la conversazione salta da un genere artistico all’altro in modo vibrante e coinvolgente. “Fa tutto parte del processo creativo”, afferma Goga. “Tutto è connesso. Madeleine Vionnet, la stilista visionaria che ha ispirato il marchio, è stata definita dal mondo ‘l’architetto della moda’ “. E come Vionnet, Goga crede nell’interdisciplinarità. “Tutto ti aiuta nel tuo viaggio creativo”, sorride. “Quando hai una mente che può portarti oltre e sempre immagini cose nella tua testa – questo è un segno di una mente creativa – si tratta solo di scegliere quale idea realizzare.”

L’acquisizione di Vionnet quasi otto anni fa è stata un passo enorme e Goga ammette di aver sentito la pressione di dover essere all’altezza del creatore del marchio. “Riesci a immaginare? Una ragazza ricca kazaka venuta per giocare alla moda che decide di acquistare una maison francese?! ” esclama. “Il mondo della moda mi aveva accolto ironicamente, ‘Sì, benvenuta!’ All’inizio è stata dura. Adesso in molti si sono resi conto che sono qui per restare “. La moda si adatta perfettamente alla personalità di Goga. La sua silhouette minuta sembra danzare nelle collezioni Vionnet e negli abiti che indossa: il loro stile tagliente ma elegante combinato con tagli e materiali eclettici riflette il carattere unico di Goga.

Lo stile è chiaramente una forma d’arte per Goga. “Per Vionnet c’è sempre una musa che conservo nella mia testa”, dice. “Il marchio non è solo apparenza. È una donna a cui piace vestirsi e che si distingue, ma non in modo ovvio. Gli abiti che questa donna indossa devono riflettere l’eleganza e lo stile naturali “. Come a casa propria, per Goga è fondamentale che il modo di vestire di una donna rifletta il suo carattere. “In Vionnet ci piace creare pezzi senza tempo. Vogliamo essere rivoluzionari nei nostri progetti e anche nel nostro approccio “. Goga e il suo team hanno come obbiettivo che il marchio sia in prima linea nella moda sostenibile. “La parola” sostenibile “finora non è stata definita correttamente”, dice, spiegando come intende delinearla correttamente. La discussione prosegue da un argomento all’altro, con una vibrante dose di intellettualismo. Il palazzo milanese, come la sua proprietaria, è simile a un personaggio immaginario, una donna a cui vorremmo aspirare. “Vionnet è quella donna che vedi in mezzo alla folla che si distingue e di cui vuoi subito saperne di più”, afferma. Le sue opere d’arte, pezzi di design stravaganti ed eleganti si raccolgono intorno a noi come se fossero una folla di spettatori. La stanza dei giochi del bambino ha preso vita. Goga è quella donna in mezzo alla folla. Lei è Vionnet.

HarpersBazaarArabia.com July/August 2019

Photography by BRANDO CIMAROSTI
Words by REBECCA ANNE PROCTOR